Continua il percorso degli studenti del Liceo Classico di Pontedera in ambito musicale. Il 16 ottobre il prof. Sergio Giudici ha tenuto la lezione La musica e i suoi numeri per gli studenti delle terze e delle quarte. Lo ha presentato Francesca Pratali: ricercatore e professore incaricato di Fisica Sperimentale presso il dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa, il prof. Giudici affianca alla sua attività di ricerca l'insegnamento, con particolare interesse ai rapporti tra didattica e storia della scienza.
Verso la fine del '500 a Firenze un gruppo di letterati e musicisti si riuniva a casa del conte Giovanni Bardi del Vernio (formando quella che è conosciuta come La camerata dei Bardi) coltivando il progetto di far rivivere la poesia e il teatro tragico greco ripristinando l'antica unione tra musica e parola. Vincenzo Galilei, padre di Galileo, nato a Santa Maria a Monte, fu uno dei protagonisti di questo gruppo. Vincenzo Galilei trascrisse in notazione moderna l'Inno alla Musa attribuito a Mesomede, un musicista del I secolo, liberto dell'imperatore Adriano. Galilei pubblicò l'inno nel “Dialogo della musica antica e moderna” che, per lungo tempo, fu l'unica testimonianza disponibile di “musica antica”. I manoscritti riportavano il testo greco dell'inno e la corrispondente melodia in notazione neumatica con lettere che indicavano le note. Il ritmo poteva essere (parzialmente) ricostruito dalla metrica dei versi. Ecco il testo con la traduzione:
''Αειδε μούσά μοι φίλη, Canta a me Musa amica
μολπής δ' εμής κατάρχου, cominci la nostra canzone
αύρη δέ σών απ' αλσέων l'aria dei tuoi boschi
εμάς φρένας δονείτω. Scuota il mio respiro
Καλλιόπεια σοφά, Sapiente Calliope
μουσών προκαθαγέτι τερπνών, sovrana delle deliziose Muse
καί σοφέ μυστοδότα, e sapiente dei culti misterici
Λατούς γόνε, Δήλιε Παιάν, figlia di Leto (=Apollo), Peone di Delo
ευμενείς πάρεστέ μοι. Benevoli statemi vicino.
Giulio Santini legge in greco l'Inno alla Musa